Primo indizio: siamo gli unici occidentali
(Pollo:”…ecco, il solito razzista, dai che si mangia bene, vedrai…”); secondo indizio: cartello “solo contanti” (P: “…ecco, sarà perché hanno il POS rotto, non che fanno il nero…”); terzo indizio: la cameriera parla solo cinese (P:”…qualche dubbio mi viene, ma le figure sui muri sono belle”). Dopo 10 minuti arriva scodella di spaghetti in brodo con ravioli lessi nello stesso brodo e due foglie di erba verde (non nota) e nell’altro piatto pezzi di carne (credo labrador, ma potrebbe essere anche gatto…) con altri spaghetti asciutti, altre foglie verdi lesse e brodo a parte. Il brodo era l’unica cosa buona, il resto era tipo saichebon allungato con acqua.
Al momento del pagamento, la cameriera confonde il nostro resto per mancia non dichiarata, ma fortunatamente la proprietaria ci viene incontro con il resto. Usciti dal negozio degli orrori, tra un emissione zero e l’altra, arriviamo al porto dove la giornata, secondo la nostra guida, dovrebbe svoltare.
In realtà ci troviamo dentro un museo di scienza dove si possono fare un sacco di esperimenti, però essendo festa, è popolato di bambini ai quali è brutto rubare il gioco, quindi per buona pace, gli dedichiamo un’ora e ci spostiamo verso l’acquario dove abbiamo l’occasione di vedere un sacco di specie di pesci che di solito vivono sopra la griglia o nella farina prima di essere fritti, mentre qui sono anche in acqua.