vista panoramica Bryce canyon
Giorno 12

Giro di Canyon

Ciao a tutti

la nottata alle porte del Bryce canyon è trascorsa avvolti dal freddo, infatti abbiamo scoperto che il riscaldamento di Bronco, non funziona (oppure noi non siamo in grado di farlo funzionare). Diversamente dalla mia memoria di stufe a gas, Bronco avendo il condizionatore, dovrebbe avere la pompa di calore, che però, fa solo del gran rumore e butta fuori solo della gran aria fredda. Così stamattina stufi di patire freddo, abbiamo attaccato tutti i gas e fatto bollire acqua in ogni pentolino in modo da scaldare un po’ l’ambiente. Nel frattempo ci siamo scaldati al microonde dei pancake che avevamo comprato surgelati qualche giorno fa. Buoni anche se lo sciroppo d’acero da metterci sopra, non è che abbia questo gran gusto (io mi sono presa la marmellata ai mirtilli misti. By Pollo).

Fatta la colazione, Pollo scopre che i guai di Bronco non sono finiti. Infatti c’è una piccola perdita dal tubo dello scarico dell’acqua del water. Così mando Pollo a espletare le sue necessità altrove e inizio la riparazione. Il primo tentativo a sputo, parolacce e scotch non sortisce l’effetto sperato, così passo alle maniere forti e con l’ausilio di una fascetta, fermo la perdita e si può finalmente partire. Iniziamo la salita al bordo superiore del Canyon dove scopriamo che è una via senza uscita. Arrivati all’ultimo parcheggio si torna indietro.

Bryce canyon
vista panoramica Bryce canyon

Così diamo il via ad una serie di parcheggi selvaggi per i camper e molliamo Bronco in mezzo alla strada per andare a fare la passeggiata facile a causa del poco tempo rimasto dopo la riparazione. Partiamo come al solito belli carichi ma dopo i primi 50 metri abbiamo il fiatone di brutto. Mi viene in mente di aver letto un cartello che diceva di aver raggiunto i 9000 piedi, così scatta la conversione e scopriamo di essere a circa 2900 metri sul livello del mare.

Comprese le necessità del nostro corpo di adeguarsi, passiamo dal percorso medio a quello per anziani, dove accompagnati da un intero reparto geriatrico facciamo una marea di foto in lungo e in largo.

scoiattolo Bryce canyon

Recuperato Bronco e mangiato, iniziamo la discesa verso l’altro canyon decisamente più famoso: il Grand Canyon. Mentre scendiamo, notiamo una pattuglia dei ranger che rallenta il traffico in modo da permetterci di fotografare due cuccioli di cervo che mangiano lungo la strada (probabilmente han pensato che calato il traffico, son piccoli, una cena in comitiva salta fuori).

Al secondo bivio, decido che il navigatore ci sta facendo fare il giro del globo e decido per la scorciatoia. Scorciatoia che diversamente dal solito è asfaltata e addirittura porta al lato nord del Grand Canyon (è come dire essere a Avesa e guardare Quinzano o viceversa, sempre la stessa vallata guardi). Praticamente invece di una comoda e piana autostrada, ci siamo infilati nell’ennesimo sali scendi che però ci regala l’incontro (o meglio l’attraversamento della strada) da parte di uno strano animale. Sulle prime sembra una gallina, però è più grande ed è grigia. A metà corsia (mentre accelero sperando di non dovermi fermare al supermercato), questo volatile, si allunga e spianato il becco e il collo in avanti inizia a correre per attraversare la strada. In realtà la sua velocità rimane pressoché uguale, ma la postura è comica.

strada verso Gran canyon
strada verso Gran canyon

Immaginate una roba grande due polli che tira il collo in avanti, mentre spinge con le zampette un posteriore grande quanto un alano alla velocità di un metro ogni 10 minuti.

Finito di ridere Pollo giustamente osserva che potrebbe trattarsi di un tacchino selvatico.

Ma ormai Bronco è lanciato in discesa e il timone va regolato con molta attenzione, oppure finiamo nel canyon. Arrivati al ponte che lo attraversa, mi va in occhio un altro volatile appollaiato sul ponte, tutto nero con la testa pelata che guarda in giù. Un condor, o un avvoltoio? considerato che la differenza non la conosciamo e che ormai è tardi per cena, arriviamo che ormai è notte in campeggio dove scopriamo di aver guadagnato di nuovo un’ora perché nella regione in cui ci troviamo siamo ospiti della Navajo Nation (la nazione degli indiani che popolavano questo posto prima di Colombo); morale della favola, niente tecnicismi moderni e niente ora legale.

Bryce canyon
strada verso Gran canyon

Così ci fermiamo al ristorante per cena e ormai alle 21:00 iniziamo la manovra per parcheggiare Bronco. Solo che all’arrivo alla nostra piazzola, questa è già occupata, da un alce con tanto di corna. Il capride ci vede, si sposta tanto da permetterci di parcheggiare, ma poi Pollo mi ricorda una cosa: “Fortuna che fuori ad attaccare la corrente e l’acqua ci devi andare tu…”.

Mi preparo al peggio: già mi vedo dilaniato dalle corna e sbranato dalla belva feroce. Così cerco di fare meno rumore possibile e controllando il capride che continua a mangiare la sua erba, attacco la spina della corrente; ma il tubo dell’acqua è nel baule di Bronco, a meno di due metri dalla belva. Mi sporgo dall’angolo del camper; l’animale mi sente e alza la testa; torno indietro e mi faccio luce con il telefono e mi sporgo di nuovo; l’alce ha ricominciato a mangiare; faccio un passo oltre l’angolo; rialza la testa e mi fissa con gli occhi carichi di odio, rancore e fame; sono spacciato lo so, ma voglio morire di una morte onorevole: con in mano il telefono estraggo l’unica arma che ho a disposizione, le chiavi di Bronco. Pronto al combattimento mi avvicino, quando da dietro la curva, appare un gippone locale con otto km di roulotte piena di luci e bambini urlanti dentro che spaventa l’animale e mi salva da morte certa.

Apro così il baule, estraggo la canna e collego l’acqua a Bronco. Il tutto mentre Pollo da dentro guarda la scena dai vetri al caldo.

A domani se non vengo sbranato prima.

Bruttone & Pollo