cannoni
Giorno 13

copenaghen e Amleto - Danimarca

Oggi terzo ed ultimo giorno di Carta, che è iniziata dove ieri era finita, scalando una torre di miriade di rampe e scalini che ci ha portato al più antico e funzionante osservatorio d'Europa. Essendo giorno, abbiamo osservato più il panorama che le stelle, ma ne è valsa la pena.

Poi l’anziana regina ci ha invitato via Facebook, a vedere l’ultimo dei suoi castelli qui a Copenaghen (in totale ne ha ben 3), dove i suoi antenati, prevedendo l’avvento di periodi più democratici, han deciso di mettere tutti gli ori di famiglia e i regali che i nonni e gli zii facevano alle comunioni e cresime dell’epoca in un vecchio castello che altrimenti gli sarebbe toccato buttar giù per fare un parco o altra roba per i villici; così già nel 1800 e rotti l’antenato della nostra amica di Facebook ha aperto gli ori al pubblico richiedendo un biglietto per vederli (in totale in città ha ben 3 palazzi, uno in cui vive e una cui parte è  aperta al pubblico e due che usa per rappresentanza, uno con gli ori e l’altro che aveva il vizio di andare a fuoco un po’ troppo spesso). L’anziana rappresentata sulle sterline dovrebbe imparare; infatti qui ci son ben 4 stanze piene di oro, pietre preziose, anelli, collane e corone chiuse a chiave con guardia armata che vigila (e a dir a verità se gli butti una battuta ti risponde pure).

quadro

Sapendo che il tempo per esaurire la visita degli ultimi musei stava per scadere, come potevamo mancare di visitare il pubblicizzatissimo museo nazionale di arte Danese, dal 1300 al 2012. Fin che si parla di antichità (qui c’è la Venere delle Rocce di Leonardo, si quella del Codice Da Vinci), qualcosina di bellino c’è anche, ma poi, entrati nella parte del 1900 siamo ricaduti nella tipica arte da tizio che fa i quadri con le bombolette sprai per strada e ti chiede pure i soldi per comprare il “quadro”.

Un po’ delusi, riprendiamo al volo la metro (che essendo sabato passa meno frequentemente del solito), destinazione castello di Amleto. Dopo mezz’oretta di macchina arriviamo per l’ultima ora e mezza utile per visitarlo; correndo in lungo e in largo, scopriamo che questi geniali reali, nel 1400 avevano piazzato una bella ventina di cannoni sullo stretto (circa 3 km, si vedeva la Svezia), in modo da convincere pacificamente i passanti a versare una tassa; se uno non pagava, andava a discutere dell’ingiustizia delle tasse con i pesci.

castello

Finita la visita, ci siamo dati allo shopping sfrenato, nella capitale del design, dovevamo prendere qualcosa di design; quindi imbracciata la nostra guida, ci siamo fatti consigliare la Mecca dove acquistare vero design originale danese. Entusiasti ci siamo fiondati per scoprire che il pane di due giorni fa è la punta dell’iceberg, qualsiasi inutile cosa che viene definita design (spazzolino da denti in legno), costa 100 volte tanto il normale.

Ok, siamo alla Mecca del design, proviamo al centro commerciale del design che è cento metri più avanti. Tre piani di design dalla sedia al gioco per i bambini il cui prezzo scende a solo 70 volte il normale. Qui scopriamo che la parola design è un tantino abusata; design tutto ciò che è compreso dal lampadario dalla forma particolare, allo scotch di colore particolare (rosa pallidino), ad un grumo di elastici appallottolati come un rotolo di lana o di spago. Pertanto, per proprietà transitiva, anche le mie mutande sporche possono definirsi design! E con questa scottante rivelazione andiamo verso il letto.

barca a vela

Bruttone “figo sto affare con la molla….oddio ma è di plastica mica di oro, non può costare così tanto”
Pollo “guarda che bel lampadario, però in macchina non ci sta…altrimenti.”

NOTA di Pollo: Non so quanto la lavatrice dell’altro giorno abbia trovato di design le mutande sporche di Bruttone, comunque nella mecca del design Bruttone mi ha detto ” Se ti piace qualcosa, dimmelo che ne discutiamo” e io “dovremmo discutere di tutto”..insomma a lui non piaceva nulla e a me il negozio mi aveva già conquistata con il primo bicchiere esposto.