Ritirato il nuovo mezzo, un Toyota Prado che ha visto giorni migliori, ci siamo cambiati i pantaloni lunghi e le felpe in un parcheggio li a fianco e siamo partiti alla volta di Jabiru, nel Kakadu National Park (250 km di trasferta, ma almeno qui ci sono i limiti più alti, ben 130 all’ora). Dopo un paio d’ore di auto, l’avvistamento di un paio di coccodrilli e una sosta in un posto assurdo con pelle di qualsiasi animale appesa e degli Emù come animali domestici (uno struzzo con gli occhi rossi), siamo a circa 20 km dall’arrivo, e il tramonto sta arrivando.
‘Ste cose si sa come vanno, leggi un sacco di cartelli di attenzione (che tra l’altro qui non avvertono di questo pericolo), ma non conosci nessuno a cui è capitato, ti stai mangiando il tuo biscottino, che hai giusto un buco nello stomaco, o stai bevendo un goccio d’acqua, che con ‘sto caldo, vuoi evitare la disidratazione; proprio mentre stai guardando altrove che ti pare di aver visto qualcosa all’orizzonte, lui sa che stai arrivando, ti ha sentito (anche perché con le gomme M+S a 30 gradi, fai un casino che da tre km prima ti si sente), magari ti ha anche visto, ma lui, si proprio lui, è arrogante dentro, e prende la decisione che gli cambierà la vita. Cosa porti un essere vivente a fare queste scelte, non è noto, è noto che se uno nasce nella famiglia degli animali in Australia, se non è koala, poco ci manca.