Kakadu National Park
Giorno 15

Attenzione canguri...

Stamattina dopo la colazione compresa nel prezzo, abbiamo lasciato il Red Center alla volta di Darwin. Sull’aereo, abbiamo conosciuto una ragazza locale, che dopo aver dormito per buona parte del volo, negli ultimi 10 minuti ci ha raccontato più robe della città che una guida turistica. Ad accoglierci, oltre a questa innata disponibilità degli abitanti (ancora maggiore rispetto alla normale curiosità australiana), abbiamo trovato una magnifica giornata e 30 bei gradi centigradi con bassissima umidità.

Kakadu National Park
Kakadu National Park

Ritirato il nuovo mezzo, un Toyota Prado che ha visto giorni migliori, ci siamo cambiati i pantaloni lunghi e le felpe in un parcheggio li a fianco e siamo partiti alla volta di Jabiru, nel Kakadu National Park (250 km di trasferta, ma almeno qui ci sono i limiti più alti, ben 130 all’ora). Dopo un paio d’ore di auto, l’avvistamento di un paio di coccodrilli e una sosta in un posto assurdo con pelle di qualsiasi animale appesa e degli Emù come animali domestici (uno struzzo con gli occhi rossi), siamo a circa 20 km dall’arrivo, e il tramonto sta arrivando.

‘Ste cose si sa come vanno, leggi un sacco di cartelli di attenzione (che tra l’altro qui non avvertono di questo pericolo), ma non conosci nessuno a cui è capitato, ti stai mangiando il tuo biscottino, che hai giusto un buco nello stomaco, o stai bevendo un goccio d’acqua, che con ‘sto caldo, vuoi evitare la disidratazione; proprio mentre stai guardando altrove che ti pare di aver visto qualcosa all’orizzonte, lui sa che stai arrivando, ti ha sentito (anche perché con le gomme M+S a 30 gradi, fai un casino che da tre km prima ti si sente), magari ti ha anche visto, ma lui, si proprio lui, è arrogante dentro, e prende la decisione che gli cambierà la vita. Cosa porti un essere vivente a fare queste scelte, non è noto, è noto che se uno nasce nella famiglia degli animali in Australia, se non è koala, poco ci manca.

Kakadu National Park
Kakadu National Park

Così, nonostante le centinaia di km quadrati dove pascolare, dove mangiare l’erba più verde, dove godersi la giovinezza, si sa, la psicologia ci dice che “l’erba del vicino è sempre la più verde”. Ed è così anche per Jonny il canguro, una vita tranquilla, fatta di erba e salti in lungo e in largo, uno come tanti, di cui non ricordiamo una fava, se non uno spavento che ci ha fatto venire. Lui è lì, che ci vede arrivare, e decide di attraversare la strada…è un attimo, freno, ma è troppo tardi, sterzo leggermente (non perché mi importi di Jonny, ma perché voglio evitare danni all’auto), ma il fato ha già deciso….boooooooommmm…il colpo è secco, lo spavento e la parolaccia pure; dallo specchietto vedo il suo corpo fare tre giri in aria, per atterrare scomposto sull’asfalto nell’altra corsia. Mi fermo, terrorizzato scendo dall’auto, e lo vedo. l’infame si rialza, mi manda a cagare e sempre saltellando se ne torna nel bosco dall’altra parte della strada.

A noi rimane lo spavento fotonico, e neppure un segno sull’auto. Ma il cartello non c’era.