on the road
Giorno 3

DEAD KANGAROO ISLAND

Stamattina, grazie al turbo jet lag, ci siamo svegliati pimpanti alle 5. Così dopo aver fatto con calma colazione (latte e all-bran alle mandorle e miele), ci siamo avviati al porto per imbarcarci con una miriade di cinesi verso Kangaroo Island. Già dal nome, uno si aspetta di trovare canguri un po' ovunque, ma in realtà, lungo la strada i canguri li abbiamo visti a lato, sdraiati, che dormivano… il sonno eterno.

koala
canguro

Così un po’ tristi ci siamo avviati verso la baia della foche dove ci siamo chiariti il perché il detto “sveglio come una foca”. Questi simpatici animali, passano la loro esistenza a dormire sulla spiaggia o sotto le piante, ed in tenera età, vengono lasciati andare a fare il bagno da soli e soprattutto senza i braccioli. Questi genitori foca snaturati inoltre, si dimenticano di avere il figlio in acqua, e magari vanno a dormire lontano da dove si è immerso il piccolo. Così, quando “el bocia” si è stufato di stare in acqua, deve fare dei gran giri, urlando come un disperato per farsi venire a prendere dalla mamma. Se nel giro di 10 minuti, la mamma non si presenta, o lui non la trova, si accascia al suolo e dorme.

Dopo la pennichella la storia ricomincia, fintanto che sto povero animale non ritrova i genitori… ci sono foche che vengono chiamate dalla pubblifono locale per anni (“si è smarrita la foca Fuca. Fuca indossa un costumino grigio peloso. I genitori sono pregati di venirsela a riprendere al bagno 54…”).

le foche di Kangaroo Island
le foche di Kangaroo Island

Incredibilmente, la nostra giornata, ci fa scoprire un animale ancora meno professore della foca: il koala. ‘Sto orsetto peloso obeso, ci appare all’ingresso del campeggio mentre si è incastrato da solo, nell’angolo di un recinto alto poco meno di un metro. Così la bestiola, invece di implorare il proprio creatore, di risparmiarla dandole una morte onorevole, decide di salire la recinzione, sdraiarsi in cima, cercare di scendere per 2 minuti, per poi tuffarsi nel vuoto e cadere rovinosamente sulla schiena. Già qui si inizia a intuire la natura dell’animale, il quale, non contento, ci stupisce con una serie di colpi di genio. Immagino, che ogni animale dotato di buon senso (tipo lo scoiattolo), consapevole che a terra, potrebbe essere vittima di predatori, si sbrighi a recuperare il tempo perso (e la figuraccia fatta), arrampicandosi sull’albero più vicino (poco importa se sia disponibile del cibo o meno).

C’è chi nasce scoiattolo e chi nasce koala: il nostro non è nato scoiattolo, è nato koala (o con un’ altra parola che per c inizia). Così, trascina il suo flaccido corpo non al primo, non al secondo, ma ben al quinto albero per distanza (seguito da noi che lo tempestiamo di foto), e piano piano sale, fermandosi più volte a mangiare delle foglie. Così perso l’interesse per questa bestiola poco furba, decidiamo di andare a fare due passi, per scoprire che il nostro campeggio è popolato da canguri (vivi) e wallabi (cioè un canguro che si è infeltrito, e quindi è più basso e più scansa fatiche, quindi non salta).

koala
wallabi
koala

Al nostro ritorno al camper, “‘o professore” koala, ci conferma la sua natura di animale buono neppure per il brodo. Infatti, la belva, si è addormentata sul ramo, ma non aggrappata, con la testa di lato: no, non la testa appoggiata al ramo, proprio in mezzo alla faccia…

Pollo: (guardando il koala tordo) “ma dai, mica si butta…” 
Bruttone “vabbè, vedrai che adesso, capisce di aver fatto ‘na cazzata e scappa…”