LA PRIMA TENDA
L'idea di un viaggio in Olanda ci viene in primavera, quando insieme decidiamo di visitare il paese dei tulipani, dei mulini a vento e degli zoccoli di legno. Buttando un occhio al budget di entrambi, con io che lavoro da un paio d'anni scarsi e Pollo che affronta il quarto anno di università, decidiamo che il mese di settembre possa essere quello che ci garantisce il prezzo più basso possibile. Così iniziamo a guardare sui internet le possibilità e i costi di case private, alberghetti e pensioni che facciano bed and breakfast
(Airbnb era ancora agli albori, o più probabilmente noi non lo conoscevamo ancora), scontrandoci con il nostro budget giornaliero risicato: con quello che chiedono, ci rimangono più o meno 10 euro al giorno per mangiare, bere, svagarci, mezzi pubblici, musei e attrazioni.
Così, facendo tesoro del proverbio “la fame aguzza l'ingegno”, a Pollo viene l'idea che rivoluzionerà la vita di entrambi.
Lo ricordo come fosse successo dieci minuti fa: a cena fuori, davanti a una pizza, dal pizzaiolo più a buon mercato della città, stiamo parlando di come risolvere il problema del costo delle vacanze, valutando di cambiare meta, quando Pollo all’improvviso, spalanca gli occhioni azzurri, mi trapassa con lo sguardo e candidamente esclama:
Il risultato di questa proposta genera nella nostre teste la stessa confusione che potrebbe creare un battito di mani in uno stormo di piccioni in Piazza San Marco a Venezia: uno starnazzare continuo in una nuvola di piume e guano. Infatti da piccolo ho trascorso numerose estati e parecchi inverni in vacanza con i miei genitori in camper e i ricordi sono di pochi comfort, caldo d’estate e freddo d’inverno.
Pollo però mi convince all’avventura e così il fine settimana successivo, acquistiamo per poco meno di 50 euro, la nostra prima tenda con materassino, pompa elettrica e cuscini gonfiabili. La tenda è semplice, di quelle che nel video su Youtube lanci in aria e si apre da sola, devi solo piantare i picchetti ed il gioco è fatto.
Provare ad aprirla e chiuderla per la prima volta nel salotto di casa, non sarà la decisione più saggia che faremo nelle nostre vite: rimproveri dei genitori a parte, ormai l’entusiasmo ha la meglio sullo scetticismo e a metà luglio decidiamo di provare a dormire la prima notte fuori.
Grazie ad una amica, scopriamo che è possibile accamparsi gratuitamente in un prato nelle montagne dietro casa, per poter assistere ad una maratona notturna di mountain bike a cui partecipa il fidanzato di questa conoscente. I genitori di lui si trasferiranno in camper, così in caso di bisogno, ci potranno offrire un riparo. Accettiamo l’invito e nel primo pomeriggio montiamo la nostra tenda, gonfiamo materassino e cuscini, in modo da essere pronti ad andare a nanna alle 18:00.
Non siamo gli unici in tenda, solo che quelle degli altri oltre ad avere dimensioni triple rispetto alla nostra, sono attrezzate con sedie, sdraio, tavolini, frigo bar, ettolitri di birra e qualsiasi cosa non sia consigliata in una dieta.
La cosa che ci incuriosisce di più in questo trambusto di bici super tecnologiche, fisici scolpiti e tifo da stadio è il nostro vicino di tenda: un ragazzo decisamente sovrappeso, completamente solo, che da una utilitaria malandata estrae una bici che ha visto tempi migliori e una tenda più piccola della nostra. Armeggia con questa per mezz’oretta, poi si gira e ci chiede molto gentilmente in prestito il martello e dei picchetti: gli consegniamo l’attrezzatura, un po’ dubbiosi sull’organizzazione del personaggio, di cui però perdiamo l’interesse con l’avvicinarsi dell’avvio della gara.
Al comparire le prime stelle la sfida ha inizio e già al terzo giro iniziamo a sbadigliare: d’altra parte sono ben le 20:45. Ci infiliamo in branda, ma nonostante il buio, il sonno e l’aria frizzantina, fatichiamo ad addormentarci per via dell’assenza di pareti che isolino dai rumori della gara e dal russare del vicino che dopo circa 40 minuti dall’inizio della competizione ha deciso di applicare la sua tattica: dovendo durare per tutta la notte, ha deciso di fare un sonnellino ora per poi riprendere la sfida quando gli altri si riposeranno.
In qualche modo la notte trascorre e al sorgere del sole, salutati da una rilassante tromba da stadio che annuncia l’ultimo giro, scopriamo che il vicino non solo ha lanciato la bici nell’erba, ma giace disteso all’interno della tenda con i piedi che fuoriescono, senza il minimo segno di vita. Per fortuna la nostra amica ci omaggia della colazione perché noi sprovveduti alle prime armi, ci siamo dimenticati di portarci qualsiasi cosa che non sia ciò che ci serve per dormire.
Da lì nascerà l'idea di portare con noi un quadernino e una penna, per appuntarci le cose che ci servono, le emozioni del viaggio ma soprattutto le persone che incontreremo