Las Vegas Mirage hotel delfini
Giorno 10

Viva Las Vegas e viva i delfini

Ciao a tutti, (sarà un racconto lungo)

stamattina partenza all’alba per arrivare in orario a Las Vegas. La città si presenta all’orizzonte come immaginato: una marea di palazzoni giganti in mezzo ad un deserto senza nulla. Ma la fretta stamattina ci guida perché Pollo deve arrivare in tempo per decidere come vuole grigliato il suo delfino per pranzo. Così, depositata Pollo di corsa davanti al Mirage hotel, io cerco un parcheggio.

Senza farlo apposta, finisco nello stradone dei locali a luci rosse, quindi dopo essermi fatto praticamente un km di strada, mi appare il campeggio di Las Vegas, dove chiedo indicazioni. Nel frattempo, anche Pollo aveva chiesto indicazioni e di fianco all’albergo (grande quanto un centro commerciale per intenderci), era disponibile un parcheggio per mezzi oversize (Bronco:”non sono oversize, ho solo i fianchi larghi e gli specchietti a sventola”). Così ripercorro il viale a luci rosse, e faccio due giri dell’albergo per capire dov’è l’ingresso del parcheggio, ma alla fine riesco a parcheggiare.

Las Vegas strada
Las Vegas Mirage hotel

A questo punto, però, devo ritrovare Pollo, così attraverso a piedi tutto l’albergo che ha la particolarità di alternare zone all’aperto (+35 gradi) con zone al chiuso (+ 12 gradi con aria condizionata a tutto fuoco); così dopo aver attraversato tre zone climatiche, due bar, tre ristoranti, un minimarket, un negozio per tatuaggi, innumerevoli macchinette mangia soldi, tavoli e tavoli di gioco d’azzardo, riesco ad arrivare a bordo piscina dove trovo si i delfini, ma di Pollo neanche l’ombra.

Aguzzo la vista e in lontananza nella zona vip, recintata, rialzata, non raggiungibile dalla plebe, la vedo seduta al tavolo che fa colazione, per la seconda volta. Trasformatomi in un mendicante, provo a elemosinare cibo, ma vengono trattati meglio i cetacei in vasca, quindi mi metto da un lato e inizio a fare le foto. Passato un po’ di tempo senza che nulla accada, saluto Pollo da lontano che risponde con lieve cenno della mano tipo reale inglese e mi avventuro nella città.

A parte i vari stati climatici che anche per strada si percepiscono (al sole si muore di caldo, passi davanti alla porta di un negozio, muori di freddo), l’impressione che mi dà questo posto è di una realtà parallela, dove, pagando, puoi avere tutto quello che desideri: dalla mega stanza in cima ad una torre, all’auto di lusso, al buttarti da un palazzo all’altro lungo un cavo di acciaio a 50 metri di altezza, al provare mezzi militari e relative armi, al mangiare proveniente da ogni parte del mondo (ho visto ristorante messicano, italiano, francese, brasiliano, giapponese, cinese, tailandese, coreano, quattro tipi di fast food diversi, spagnolo…).

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Las Vegas Mirage hotel delfini

Esausto dal vedere tutte queste cose, torno alla piscina dove trovo Pollo che è nuovamente seduta al tavolo dell’area vip, con davanti una borraccia enorme che beve e saluta la folla cambio di autore e comincio a raccontare la mia giornata (sono Pollo).

Quello che Bruttone ha lievemente omesso è che eravamo entrati a Las Vegas ma non riuscivamo a capire dove fosse l’entrata e dove lasciare Bronco; i parcheggi degli alberghi sono fatti praticamente solo per decappottabili e Bronco non lo è. Arrivati ad un semaforo Bruttone mi intima nel suo modo gentile, garbato, soave e pieno di affetto di scendere e che ci saremmo trovati alle tre al Mirage. Così scendo di corsa prima che il semaforo diventi verde cercando di fare lo slalom tra le varie “corsie” (Bronco ovviamente era in mezzo alla strada composta da circa 5 corsie per direzione. Scendo e comincio a cercare la linea wifi…figuriamoci se non c’è la linea con tutti questi alberghi? No, non c’è. Allora mi dirigo verso l’hotel Mirage sperando di poter chiedere dove trovare il facilitor del secret garden (andate su internet e guardate la struttura degli edifici che fanno capo al Mirage). Per arrivare all’entrata ho incontrato il giardiniere del marciapiedi che stava tagliando l’erba con una macchina simile a quella con cui lavano i pavimenti in stazione (per chi ha fatto il pendolare, il tipo stava cantando proprio come quello che lava i pavimenti della stazione di Porta Nuova!).

Las Vegas Mirage hotel

Una volta entrata e chiesto le informazioni, mi viene detto di seguire le indicazioni per la piscina e nel farlo ho superato file e file di macchinette, tavoli da gioco, ristoranti, spa, parrucchieri, negozi di lusso e negozi per poracci, ristoranti, una serra e poi non ricordo che altro perché io con il mio zaino stracolmo, la felpa, i pantaloni corti e le scarpe da ginnastica azzurro fluo mi sono sentita un po’ tanto una poraccia, almeno fino a che non ho visto una con il carrellino per la spesa tipo nonna. Arrivata alla piscina attendo per una ventina di minuti prima che arrivi la facilitor Stephanie e cominciare il giro.

In tutto siamo 4 persone io, Paula, Jody e Curtis. Paula è Australiana, viene da Sidney, ha circa 48 anni ed è in viaggio con i genitori che passeranno la giornata a bordo piscina, sempre la stessa piscina. Jody e Curtis hanno 21 anni e vengono da New Castle (Inghilterra).

In un primo momento Stephanie, oltre a dirci che oggi sarà la nostra migliore amica, ci fa fare un giro per le vasche, comprese le stanze interrate con la piscina dietro il vetro e ci dà una spiegazione generale sui delfini: sono mammiferi, ci sono diverse specie, come si riconosce maschio e femmina, che non sentono gli odori e comunicano a ultrasuoni, sono perlopiù grigi, possono stare sotto acqua più dell’uomo… dopo due minuti mi sono un po’ stufata e visto che si potevano fare domande ho cominciato a farne un po’ per concludere alle tre quando ci siamo lasciati.

Las Vegas Mirage hotel delfini

Dopo questa presentazione generale ci porta nel “patio” a bordo piscina, sotto un ombrellone e protetti dagli sguardi dei “poracci” (Bruttone) dove ci portano la colazione (macedonia fresca, succo di frutta e un cabaret di ciambelle dal più lussuoso ristorante del Mirage). Nel frattempo ci fa mettere la muta e le scarpe mutistiche, ci mostra i nostri armadietti e tutto ciò che contiene il bagno (asciugamani etc etc ma anche assorbenti normali e interni…lo dico perché qui sono esagerati anche con quelli…erano di almeno 15 cm!!!!).

Così dalle 10 alle 15 ad ogni sessione in cui facevano vedere i delfini al pubblico (circa una ogni mezz’ora) c’eravamo noi che gli dicevamo cosa dovevano fare. Nel corso della giornata ci ha spiegato che i delfini sono animali molto sociali ma ciò cambia in base alla loro personalità e alla fase di vita in cui sono. Nelle loro vasche (sono 4 in tutto) ci sono anche due delfini di 5 anni che stanno passando la fase adolescenziale e che sono un po’ oppositivi: certe giornate si impuntano che non vogliono fare una determinata cosa e non la fanno!!! quindi a loro…meno cibo.

Ho palpato i delfini in lungo e in largo e ogni parte del suo corpo al tatto è completamente diversa dall’altra…vi basti sapere per ora che il dorso è simile al k-way come tessitura e se massaggi un certo punto ripetutamente la pelle del delfino produce una specie di schiuma.

Comunque non sono viscidi ma molto lisci, gli piacciono le coccole e soffrono il solletico.

Verso la fine della giornata ci hanno fatto fare il bagno con loro; ci hanno fatto mettere in mezzo alla vasca più profonda con il braccio sinistro teso e il delfino ti puntava, ti metteva in mano la sua pinna e poi ti tirava a bordo piscina…beh, quando ti punta un delfino, qualche dubbio che sbagli la presa ti viene.

Fin dall’inizio della giornata avevo capito l’antifona linguistica, ma speravo che dire a Stephanie che non ero madre lingua inglese e chiederle di parlare più lentamente rispetto ad una che si è fatta di red bull, fosse sufficiente…e invece no!! comunque ho scoperto che le mie battute fanno ridere tantissimo sia australiani che inglesi. Sono partita facendo notare che proporci pesce nel menù era un po’ strano vista la vicinanza con i delfini e non ho più smesso. Gli altri hanno passato 5 ore piegati a ridere.

L’esperienza più bella di tutta la mia vita…

Ah, l’ultima domanda che ho fatto è stata cosa fanno quando i delfini muoiono…non sono sicura che i cimiteri dei delfini esistano veramente!!

A domani

Pollo (delfiniiiii) & Bruttone (il cimitero dei delfini è il ristorante giapponese)