Melbourne night
Giorno 8

Melbourne

Ieri sera, dopo avervi scritto, ci siamo fiondati alla scoperta di questa città, e armati della nostra guida da un chilo, complice una temperatura esterna non troppo rigida.

Considerando la struttura a scacchiera di tutte le città australiane, è impossibile perdersi, quindi in un batter d’occhio… ci siamo persi. Recuperati da una schiera di tifosi della squadra di football (lo chiamano così, ma non ho capito che sport è, assomiglia al rugby, ma ha regole diverse, e non è il nostro calcio), che però ha i colori dell’Hellas (col buio li ho confusi, al sole il giallo è giallo, ma il blu è marrone scuro). Così, seguendo la folla, ci siamo trovati dove volevamo andare, cioè ai piedi del più grande grattacielo dell’emisfero sud, che abbiamo prontamente scalato, con un comodo ascensore futuristico che in 40 secondi ci ha portato dal piano terra al piano 88.

Melbourne night
Melbourne night

Dopo aver ammirato il panorama locale, siamo scesi e ci siamo avventurati per le vie del quartiere che ospita il nostro albergo, Chinatown. Ogni tre metri c’è un ristorante, con una signorina col menù pieno di figure colorate che ti invita ad entrare. Orripilati da questo mercanteggio della ristorazione, ci siamo infilati in un posto colorato completamente di nero, a parte la teiera rossa sul tavolo. Il miglior ristorante cinese in cui siamo mai stati: cibo fresco buono, non unto, e al nostro risveglio nessuna pesantezza.

Così stamattina, dopo aver fatto colazione in camera, abbiamo deciso di rifarla in riva al fiume con cioccolata calda (diversa dalla nostra, qua è praticamente latte col nesquick) e pane tostato col burro. Terminata, visita delle maggiori attrazioni della città (in una chiesa presbiteriana, ci hanno anche offerto il caffè del dopo messa, ma mi vergognavo troppo per accettarlo).

Melbourne chinatown
Melbourne sreet art

Il pomeriggio è trascorso all’interno del locale mercato, dove vendono, oltre ad un sacco di prodotti tipici da mangiare, carne, pesce e frutta, coi proprietari che si sfidano a colpi di urla a chi abbassa di più i prezzi (uno ha anche provato a chiedermi 2 dollari per fare una foto a dei granchi blu). Nel pieno dell’euforia delle offerte, abbiamo pranzato con un panino leggero con salsiccia, cipolla e salsa, assaggiato della carne essiccata e del formaggio locale.

Melbourne

In serata, però avviene il dramma: è sette anni che prendo in giro Pollo, perché ogni volta che andiamo a mangiare etnico, lei sceglie sempre qualcosa che sarebbe più indicata al cestino dell’umido che nello stomaco. Stasera, è toccato a me, nonostante le figure sul menù: un amalgama di funghi e melanzane lesse, tenute insieme da una crema collosa di dado da brodo e salsa di soia. Ma per non farmi mancare nulla, il massimo, l’ho raggiunto con il dolce. Cambiato locale, ed entrati in una locale pasticceria cinese, ho scelto una palletta con delle striature viola. Odore vaniglia, densità esterna pasta di mandorle, densità interna, gomma da masticare. Gusto pervenuto, calzini usati, detersivo e un non so che, tipo riso bollito.

Demoralizzato mi avvio verso il letto, con Pollo che ride di gusto.