Monument Valley
Giorno 14

A cavallo nel west

Ciao a tutti,

Stamattina qui al Grand Canyon di cervi nessuna traccia, quindi prima che vengano a minacciarci con le loro corna, carichiamo tutto e partiamo, direzione Monument Valley.
Sulla strada ci fermiamo in uno dei chioschetti degli indiani a prendere qualche souvenir: qui una ragazza molto gentile ci spiega usi e costumi della tribù locale e mentre noi curiosiamo in giro si intrattiene con un altro signore indiano appena arrivato dall’aria un po’ trasandata e non proprio avvezzo all’uso dell’acqua e sapone. Quando andiamo a pagare ci chiede scusa perché questo tizio è di un’altra tribù che vive dentro al canyon dopo la deportazione (primo indizio). Non capiamo, paghiamo, salutiamo e andiamo.

Arrivati in prossimità della Monument Valley (quella dei film western per intenderci), decidiamo di rivivere le avventure degli eroi a cavallo d’infanzia e quindi ci rechiamo subito presso un negozietto che oltre ai souvenir indiani, organizza anche tour a cavallo.

Qui un ragazzotto, palesemente sotto l’effetto di sostanze (secondo indizio), si inalbera da solo in una trattativa commerciale cercando di farci capire che un tour di 2 ore e mezza, dato che siamo principianti, è quello che fa per noi, che ci divertiremo tantissimo, che vedremo dei bei posti, che col fatto che abbiamo il camper ci fa lo sconto per accompagnarci alla fattoria e avanti così a parlare da solo per un buon venti minuti quando arriva ad un prezzo decisamente troppo alto per accettare.

Un po’ delusi, decidiamo di entrare nel parco dove, dopo 10 minuti di coda davanti al tourist info col cartello torno subito, decidiamo di arrangiarci.

Nel parcheggio notiamo un chiosco, dove l’indiano Nelson, in vesti decisamente più affidabili del precedente personaggio, ci convince a fare un tour simile a cavallo con guida e spiegazione; ci dice di tornare tra mezz’ora che così ci accompagna alla fattoria da dove inizia il tour. Tutti contenti ci andiamo a bere un caffè al bar vista vallata e torniamo.

Monument Valley

Di Nelson nessuna traccia, ma al suo posto il suo fratello indiano cicciotto che ci dice di prendere su Bronco e di seguirlo. Insieme a noi altre 2 coppie (due ragazzi tedeschi e due italiani) con lo stesso sguardo dubbioso e nelle nostre stesse condizioni. Ma ormai siamo in ballo e balliamo. Arriviamo poco distante dove Bombolo, ci fa parcheggiare il camper e ci fa cenno di montare nella sua auto, una berlina locale con il condizionatore a -3°C (temperatura esterna 28) stracolma di lattine vuote e che ha visto tempi migliori. A bordo del mezzo, ci incamminiamo in una stradina sterrata dove non si vede nulla all’orizzonte.

Con lo sguardo un po’ preoccupato, svoltiamo una curva dove c’è un recinto con 5 – 6 cavalli dentro e un altro indiano con una maglia con su scritto “le dimensioni contano” che sta preparando i cavalli. Sempre più in dubbio, cicciottello ci dice di compilare un modulo di scarico di responsabilità, quando dopo pochi istanti che lo compiliamo arriva l’altro indiano che fa uno scarabocchio al posto nostro e ci dice che va tutto bene. Dopo di che in una lingua mista indiano, inglese, spagnolo, tedesco, gesti, tanti gesti, ci spiega come funziona il cavallo: morale della favola ho capito di più come si guida un cavallo guardando i film western.

Monument Valley

Montiamo in sella, e iniziamo a fare amicizia con l’animale che per obbedire agli ordini, obbedisce abbastanza, ma il mio ha un appetito vorace e appena la marcia si blocca, si tuffa subito a mangiare qualsiasi erbaccia gli capiti a tiro. Nel frattempo la nostra guida indiana, sempre nella lingua mista gesti, molti gesti, inglese, spagnolo, italiano, tedesco, prova a darci dei consigli su come cavalcare e una sommaria descrizione dei vari pinnacoli che troviamo intorno a noi.

Ogni tanto ci fa fare anche una leggera accelerazione e qui il cavallo che normalmente è anche abbastanza comodo, diventa una specie di montagna russa dove devi metterci gran del tuo per non finire sottosopra, anche perché il percorso si snoda lungo il pendio di un monolite e quindi è tutto un sali e scendi. Comunque dopo i primi 5 minuti, siamo un tutt’uno con l’animale e riusciamo a fargli fare quasi sempre quello che vogliamo. Pollo prova pure a psicanalizzare il suo per tutto il tragitto, però con scarsi risultati.

Dopo altro quarto d’ora la nostra guida ci spiega i nomi dei vari cavalli, così scopriamo che il mio si chiama “Mustang” (e non “ma ‘ndo vai?”) e quello di Pollo “Apache” (e non “bravo bello, vai piano che ti faccio una carezzina”). Dopo un’ora e mezza di foto e video più o meno riusciti, descrizione del nome degli stessi sassi, dei nomi dei cavalli e consigli a caso, torniamo da

Bronco, più felici che mai di riabbracciarlo. La discesa da cavallo ha quel nonché di traumatico: gli arti inferiori non sono pervenuti e rispondono un po’ a caso.

Arriviamo così in campeggio vista monoliti dove ceniamo e ci buttiamo a letto con l’obiettivo di vedere l’alba domani mattina.

Un abbraccio.

Pollo & Bruttone

 

P.S: ma i cervi sono aggressivi? Nella guida del parco, dice che se gli si dà da mangiare diventano cattivi e possono mordere, noi ieri stavamo preparando la cena, quindi io fuori non ci uscivo.

P.S.S: Estratto di dialogo tra me e Pollo durante la gita a cavallo

Bruttone:”al mio ho fatto una carezzina e sembra vada meglio”

Pollo:”se accarezzo il mio, si ferma e non riparte più”