Ciao a tutti,
La seconda notte allo Yosemite prosegue tranquilla, un po’ di freddo verso il mattino, ma ci difendiamo bene. Avendo imparato dalla giornata di ieri, oggi dopo aver fatto le pulizie di pasqua a Bronco, siamo puntuali alle 10 alla fermata dell’autobus, giusto quei 15 minuti in anticipo per essere sicuri di non perderlo.
Ed è quando meno uno se lo aspetta che, come raccontava già la Gialappas Band in mai dire gol, all’improvviso uno sconosciuto.
Un camper più grande del nostro (che è già un mostro), con a bordo due, ripeto, due anziani, si fermano davanti a noi e il marito inizia a chiederci dove siano le sequoie giganti.
Essendoci stati ieri, inizio a spiegargli in lungo e in largo in inglese come ci si arriva che il percorso “rampega” (arrampica) un pelo, che qualche zanzara c’è (una mi ha punto e fa un male belva), quando mi accorgo dallo sguardo di sufficienza della moglie nei confronti del marito che non hanno afferrato a pieno le indicazioni. Più che dallo sguardo, lo capisco dal sinistro che la moglie sferra alla spalla del marito, inframezzato da una sequela di brutte parole la cui lingua mi è familiare: sarà quel “càbron! Esto es el Parco errado”, sarà per il sinistro, ma comprendo il marito e così con le quattro parole di spagnolo che so, inizio a spiegargli la strada verso il tourist info, che neppure io conosco, ma ho una cartina e della cartina, non si dubita mai.